La scuola piena di bambini che ho visitato nel mio viaggio in Sudafrica è stato qualcosa di emozionante! Ma partiamo dal principio. Mi trovavo in quello che è forse lo Stato africano più europeo di tutti nell’estate del 2017. Avevamo fatto un bel giro.
Cosa avevo visto fino ad allora
Dapprima una breve occhiata a Johannesburg e alla enorme township di Soweto, che ci aveva subito fatto capire quale terra di contrasti fosse il Sudafrica.
In seguito ci siamo catapultati in scenari spettacolari quali sono quelli offerti dal Blyde River Canyon. Eravamo andati in crescendo, con 4 giorni di safari nel fantastico Kruger National Park (leggi il mio racconto qui).
Poi il piccolissimo Stato dello Swaziland, dove avevamo trascorso un paio di giorni in tranquillità. Eravamo quindi giunti nella cittadina di St. Lucia, dove avevamo avuto l’opportunità di ammirare da vicino altri animali selvaggi come gli ippopotami, nella laguna della zona.
Una giornata particolare
Il viaggio quindi era quasi terminato, ed alcuni di noi hanno optato per dedicare una giornata alla visita di un villaggio africano. Il tutto è stato organizzato rivolgendosi ad un agenzia di St. Lucia per pochi rand.

Un piccolo van ci è venuto a prendere la mattina e ci ha portato in una zona per niente turistica, dove la popolazione è totalmente di colore e le condizioni di vita non sono le solite presenti nelle città dei bianchi.
Innanzitutto, le strade asfaltate non esistevano all’interno del villaggio, solo polvere e polvere. La pulizia di queste sterrate non era certo il massimo, con spazzatura un po’ ovunque. La povertà che è presente ancora in maniera forte in Sudafrica qui si tocca con mano.
La casa
Ci hanno fatto entrare in una capanna di una famiglia locale. Era della forma tradizionale tipica africana, ma in muratura, anche se molto fatiscente, con il tetto sempre in paglia.
All’interno un unico stanzone, con da una parte un letto enorme, giaciglio non di una o due persone, ma di una famiglia intera. Ho notato che erano presenti tantissime coperte su di esso, perché la notte laggiù fa freddo, nonostante sia Africa, ed il riscaldamento non c’è, a parte il focolare.

Sui lati alcuni mobili di cucina, evidentemente vecchi di decenni, o riutilizzati da scarti di famiglie bianche ricche. Stranamente avevano alcuni elettrodomestici, un frigo ed una vecchia tv, l’impianto elettrico era di quelli volanti, con i cavi sospesi e le prese fissate al muro alla meglio. Ma comunque lo avevano ed era già qualcosa.
Per piano cottura un fornello da campeggio a 2 fuochi, ma era già un lusso. Al centro una signora realizzava collane tradizionali da vendere ai turisti in visita per pochi centesimi, quelli che servivano per racimolare un po’ di pane. Traspariva tanta dignità da quella donna. L’acqua corrente era all’esterno, come i “servizi igienici”.
La scuola
Dopodiché le nostre guide ci hanno accompagnato presso la scuola del paesino, ed è stato bellissimo. Gli edifici qui erano un po’ più moderni, ed appena scesi siamo stati travolti da un folla di bambini urlanti felici di vederci!

Ci hanno quasi assalito, erano entusiasti di incontrare nuove persone, strane ai loro occhi forse. Bambini, bambini ovunque ci circondavano e volevano giocare con noi.
Non capivamo la loro lingua, ma i bambini sono uguali in tutto il mondo, bianchi o neri che siano, ricchi o poveri. Loro volevano giocare e basta, gli importava solo divertirsi (e stare per un po’ lontani dalla classe!).

Ci abbracciavano e volevano essere presi in collo, e ognuno di noi aveva “adottato” uno di loro. A me era salita quasi a forza sulle spalle una piccola bimba con le trecce.
Purtroppo chi non era riuscito a farsi coccolare dai turisti bianchi era un po’ triste, ma abbiamo cercato di accontentare anche gli altri. Poi la maestra li ha chiamati a raccolta in classe e tutti sono corsi via.
La lezione
Ci hanno fatto entrare ed assistere ad un esempio di lezione che si tiene in queste scuole. La classe era numerosissima, forse la componevano 50 o 60 bambini, di età simile, ma si vedeva che fra alcuni di loro potevano correre anche 4 o 5 anni.

La stanza era adornata dai classici cartelli con le lettere presenti in tutte le classi elementari, quelli per far imparare ai bambini a leggere e scrivere. Solo che loro hanno anche delle consonanti e vocali aggiuntive rispetto alle nostre, impronunciabili per noi. Studiano infatti sia l’inglese che la loro lingua originaria.
Ci hanno fatto vedere come erano bravi rispondendo tutti e 60 in coro a quello che chiedeva la maestra, ed è stato incredibile ascoltarli tutti insieme.

Mi ha molto colpito un cartello affisso ad una parete, con le regole della classe. L’ultima fa ben capire che laggiù i problemi di salute sono seri, diceva: non toccare il sangue degli altri. L’AIDS in Sudafrica è ancora forte e miete ogni anno moltissime vittime anche fra i i bambini.
Alla fine è suonata la campanella, e tutti sono corsi fuori! Anche in questo caso le differenze con le nostre scuole non si sono notate, quando sentono quel suono tutti i bambini del mondo scappano via dalla classe!
Ed è iniziata nuovamente la rumba, ci circondavano nuovamente e volevano essere presi in braccio ancora. Peccato che la visita fosse giunta al termine, le guide ci richiamavano verso il van. Non è durata molto, ma è stata una delle esperienze più vive ed emozionanti che abbia vissuto in tutto il mio girovagare per il mondo.
Viaggio STRAconsigliato !
✈✈✈✈✈