Parlare di Thailandia non significa riferirsi solo a Bangkok o a località balneari, non è da trascurare infatti la simpatica cittadina di Chiang Rai, nel nord del Paese.
Non è molto grande, ma merita una visita, innanzitutto per due magnifici templi, il tempio bianco e quello azzurro. In questo articolo però vi voglio parlare di una bella escursione fattibile in giornata da Chiang Rai, che vi piacerà sicuramente.
Come arrivare a Chiang Rai
Vi racconterò delle donne Karen, di una piantagione di tè e di una capatina fatta in Laos attraversando il fiume Mekong. Ma innanzitutto, come si raggiunge Chiang Rai?

Io provenivo da Chiang Mai, un’altra bella città della Thailandia del nord, e pertanto ho scelto un trasferimento in bus, dato che la distanza tra le due città è di poco meno di 190km.
Ma Chiang Rai ha il suo aeroporto, ben collegato al resto del Paese, ed infatti ho utilizzato da qui uno dei numerosi voli low cost thailandesi per ritornare a Bangkok.
Tour di 1 giorno
Tornando all’escursione, vi conviene rivolgervi al vostro hotel, come abbiamo fatto noi, specificando tutto il tour che intendete fare. Per poche decine di euro a testa riuscirete a vedere tutto quanto in una sola giornata.
Al mattino, nemmeno tanto presto, il nostro taxi ci aspettava pronto alla partenza. Noi eravamo in 5 e l’auto era si grande, ma non da 6 posti. In Thailandia non fanno tanto caso a questi dettagli, l’autista non si è nemmeno posto il problema di scarrozzarci tutto il giorno per un tour di circa 200km con una persona in più del consentito.
Il popolo Karen
Eravamo un po’ stretti, ma non scomodi, quindi anche noi ci siamo adattati alle loro usanze. Dopo quasi un’ora di viaggio siamo giunti alla prima tappa, un villaggio abitato dal popolo Karen.

Questo popolo è di origine birmana, ma nel corso dei secoli, ed anche in tempi recenti, sono stati sempre trattati come una minoranza da perseguitare. Sono pertanto degli esuli dalla Birmania, che vivono in villaggi al confine con la loro nazione di origine.
Anche la Thailandia a dir la verità non è che abbia offerto loro una minima integrazione. Infatti sono in pratica costretti a vivere in queste specie di riserve a loro dedicate, senza poter interagire con il paese che li “ospita”.

La Thailandia non li perseguita, ma li obbliga in pratica a stabilirsi in “villaggi tipici” ricreati secondo le loro antiche tradizioni, per poterli sfruttare economicamente.
Il villaggio delle donne giraffa
Infatti anche il villaggio da noi visitato, aveva la parvenza di uno zoo, in cui i turisti andavano ad osservare questo strano popolo. La particolarità risiede più che altro nelle cosiddette donne giraffa.

Sono conosciute, infatti, per la forma allungata del collo dovuta ai numerosi anelli di metallo che, per tradizione, indossano dall’età di 5/6 anni. In realtà il collo non si allunga sul serio, è solo un’illusione ottica, ma comunque fanno il loro effetto.
Non si conosce il motivo di questa usanza, probabilmente è solo per bellezza. Il villaggio in definitiva è molto povero, sopravvivono grazie alla primordiale attività agricola ed agli introiti derivanti dal turismo, (o meglio da quel che gli resta dopo che lo stato Thailandese ne ha preso la maggior parte dei ricavi).
Souvenir poco equo solidali
La visita si snoda tra le povere abitazioni di queste donne, ognuna delle quali gestisce un negozietto di souvenir, e naturalmente cerca di venderti qualcosa.

C’è da dire che gli oggetti in vendita sono molto belli, e dovrebbero essere veramente prodotti artigianalmente da loro, almeno così pare. In generale mi ha fatto un po’ di tristezza girovagare per le stradine polverose del villaggio Karen, se avessi conosciuto prima la loro storia e soprattutto lo sfruttamento che ne fa la Thailandia, probabilmente non ci sarei andato.
The Golden Triangle
Dopodiché il nostro autista ci ha fatto raggiungere in poco tempo il Triangolo d’Oro. Si tratta di una zona di confine, alla confluenza dei fiumi Ruak e Mekong.

Nel punto in cui il Ruak si immette nel Mekong confinano 3 Stati, la Birmania a nord, la Thailandia ad ovest ed il Laos ad est. E’ così chiamato perché in questa parte dell’Asia era presente la seconda zona al mondo per la produzione di oppio, dopo l’Afghanistan.

L’oppio prodotto in Birmania e Laos veniva commercializzato attraverso la Thailandia, e veniva pagato appunto con barre di oro zecchino. Oggi sembra che questa attività illecita non sia più presente, ed è diventata una zona turistica, anche perché è piuttosto insolito un confine tra 3 nazioni in un fazzoletto di terra.
Mekong River
L’autista ci ha accompagnato dal suo barcaiolo di fiducia, non se ne poteva scegliere altri, ed è iniziata la traversata del mitico fiume Mekong! E’ uno dei fiumi più lunghi del mondo, e con una portata d’acqua notevole.

Parte dalla Cina ed attraversa tutto il sud est asiatico, in particolare Cambogia e Vietnam, prima di tuffarsi nel mar cinese meridionale. Come noto è stato teatro di numerose battaglie della sanguinosa guerra del Vietnam, ed una moltitudine di soldati sono morti nelle sue acque.
A me evocava alcuni film che hanno segnato l’adolescenza di molti ragazzi della mia età, come Rambo o Apocalypse Now, ed era eccitante poterci navigare sopra.

Il barcaiolo ha, dapprima, percorso un tratto risalendo il corso del Mekong per portarci quanto più possibile vicini alle rive birmane. Poi ha attraversato il fiume e siamo approdati in Laos.
Capatina in Laos
Non c’è un paese da visitare al di là del fiume, ma solo un mercato fatto apposta per i turisti, non serve nemmeno il passaporto per arrivarci. Non ci è sembrata una zona molto controllata, ma non credo fosse possibile aggirarsi al di fuori di quell’enorme mercato.

Comunque ci siamo rilassati per una mezz’ora ed abbiamo anche comprato qualche souvenir (ma NON il liquore con il serpente imbalsamato all’interno!). Dopotutto potevamo dire di aver messo piede anche in Laos, ed eravamo contenti.
Pranzetto
Attraversato nuovamente il Mekong e tornati in Thailandia, l’autista ci aveva organizzato il pranzo presso il suo ristorante di fiducia. Anche stavolta non c’era possibilità di scelta, ma alla fine il Pad Thai che abbiamo mangiato non era male. (Per il miglior Pad Thai degustato in Thailandia non puoi perdere invece questo articolo!).
Quindi ci siamo incamminati verso l’ultima tappa del nostro tour prima di rientrare a Chiang Rai. L’auto si è diretta verso una zona collinare e dopo pochi km il paesaggio è cambiato totalmente.
Piantagioni di tè
Eravamo circondati da piantagioni di tè. Senza dubbio una delle zone più belle viste in Thailandia. Dal caos delle città siamo passati alla tranquillità della campagna, ed in cima alla collina centrale si trovava l’edificio principale della piantagione.

Si trattava di una costruzione molto moderna, all’interno di essa abbiamo potuto assaporare un ottimo tè thailandese in un’ atmosfera anche abbastanza chic.

Anche la boutique posta al fianco della caffetteria era molto lussuosa e ben tenuta, e ho fatto un giro, con relativi acquisti di ottimo tè alla menta che ancora degusto ogni tanto a casa mia.

L’impressione che ho avuto della visita a questa piantagione è stata la stessa che ebbi quando andai in visita ad una cantina nel Chianti. Tutto molto curato nei particolari, si vedeva che si voleva offrire ai visitatori un’esperienza sensoriale, di quella che è un’eccellenza thailandese.
Fine dell’escursione
Sopra alla zona bar e negozio era situata inoltre una splendida terrazza panoramica, da dove si poteva dare uno sguardo ai filari di tè che si estendevano a perdita d’occhio fra le morbide colline.

Abbiamo scattato le ultime foto, un’ultima sniffata di tè e siamo ritornati verso l’auto, che ci avrebbe riportato a Chiang Rai.
Viaggio CONSIGLIATO!
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