Durante il road trip che ho organizzato in Usa nel 2016 ci siamo imbattuti in alcune piacevoli sorprese di cui vi voglio parlare in questo articolo.
Eravamo partiti da Seattle e dovevamo raggiungere Chicago, in un quasi coast to coast di poco più di due settimane. Nel tragitto l’attrattiva principale era senza dubbio il Parco Nazionale dello Yellowstone (vi ho parlato qui delle sue bellissime cascate).

Inoltre, sapevamo già che avremmo visitato altri posti stupendi come la costa dell’Oregon presso Cannon Beach o il fantastico Crater Lake National Park.
Partendo proprio da quest’ultimo avevamo ben due giorni on the road per raggiungere lo Yellowstone, ma non volevamo che fossero solo 2 tappe di trasferimento.
Così è bastato guardare sulla cartina e ci siamo accorti che erano quasi sul nostro percorso alcuni luoghi che promettevano davvero bene. A volte succede di scovare delle meraviglie così, quasi per caso, ed in un road trip attraverso gli USA è molto facile che accada.
Painted Hills
Innanzitutto, vi voglio descrivere le Painted Hills. Si trovano in Oregon a circa 300 km da Crater Lake. Possono sembrare molti, ma sulle strade americane se ne percorrono bene anche molti di più, senza troppa fatica.

Alcune indicazioni
Dal nostro punto di partenza occorreva dirigersi in direzione nord dapprima sulla US97 per poi prendere la US26 nei pressi di Redmond. Il bivio per le Painted Hills si trova sulla sinistra, poco prima di entrare nel paesino di Mitchell.
E’ una stradina polverosa, non asfaltata, sono poche le indicazioni, ed infatti credevamo quasi di aver sbagliato, ma in breve tempo siamo giunti alla meta.
Cosa sono?
Queste “colline dipinte” sono davvero belle! Sono formate da materiali di diversa natura, che attraverso le ere geologiche ed i cambiamenti climatici si sono accumulati a strati, ognuno di un colore diverso.
Nei periodi più umidi hanno assunto per lo più colorazione rossastra, mentre nei periodi più secchi sono colorati di giallo. A volte è incredibile quel che la natura riesce a fare.
Primo stop
La prima fermata è stata nei pressi del punto panoramico dal quale è possibile osservare dall’alto tutta la zona. Le foto non rendono ciò che l’occhio umano può immortalare e fissare nella memoria. Si distinguono chiaramente i vari livelli e si rimane a bocca aperta.

Oltretutto, le Painted Hills rimangono un po’ fuori dal classico road trip americano, sono poco conosciute ed i turisti erano veramente in numero esiguo. Il Visitor Centre è poco più di una casetta, non certo alla pari delle strutture presenti nei grandi parchi nazionali.
Per non perdere il vizio
Nonostante ciò sono comunque riuscito a recuperare un ”trofeo”, cioè una calamita da aggiungere alla mia collezione sul frigo di casa (trovate il video dedicato in questa pagina). C’eravamo quasi solo noi e ci siamo gustati questo luogo in tranquillità!
Piccolo sentiero
Successivamente, ci siamo inoltrati, dapprima in auto, attraverso la piccola vallata dove sono situate le Painted Hills. Abbiamo parcheggiato su un lato della strada e non ci siamo fatti mancare un mini trail fra queste splendide colline.

Il sentiero è ben segnato, spesso sono presenti delle passerelle di legno dove poter camminare. Se vi capita di essere da quelle parti, non rimanete solo in macchina come fanno molti, ma addentratevi nel parco a piedi!
Occhio però perché la zona è semidesertica, e non mancano i serpenti a sonagli e gli scorpioni velenosi, purtroppo noi non ne abbiamo visti! Non dura molto l’escursione, ed infatti per l’ora di pranzo eravamo già nel piccolo borgo di Mitchell.

Pranzo casalingo
E’ veramente minuscolo e sperduto, ma ha il suo diner dove poter fare il pieno di energie. Non devono vedere molte persone da quelle parti, infatti il servizio è stato molto lento, ma gli hamburger erano deliziosi, casalinghi, non da fast food.
Inoltre, ho assaggiato anche la mia prima root beer, è stata anche l’ultima. Per la notte avevamo prenotato in un motel di Nampa, in Idaho, e mancavano ancora quasi 400 km, ma la distanza non ci spaventava, ormai eravamo in pieno mood da road trip.
Panorami da Road Trip
Lungo il percorso si sono susseguiti di fronte ai nostri occhi alcuni scenari meravigliosi. Inizialmente la strada si insinuava fra le strette gole montane presenti nella zona al confine fra Oregon ed Idaho.

In seguito, il paesaggio è diventato più pianeggiante, ma sempre spettacolare, con la carreggiata che a volte si perdeva all’orizzonte. Il giorno dopo ci aspettavano altri 600 km circa, per raggiungere West Yellowstone.

Sia l’Oregon che l’Idaho sono Stati essenzialmente agricoli, vanno molto fieri delle loro produzioni di cipolle e patate, lo scrivono ovunque. Ad esempio su grandi cartelli pubblicitari sui muri delle tipiche fattorie rosse americane. Oppure anche sulle targhe delle auto: Idaho, famous potatoes!

Craters of the Moon
Ancora una volta, guardando la mappa, abbiamo adocchiato una deviazione da fare on the road, per visitare il Craters of the Moon National Monument & Preserve.

Si trova lungo la US26, che quasi collega le interstatali 84 e 15, dirigendosi sempre più verso est. E’ costituito da una vastissima area vulcanica, ampia migliaia di km quadrati.
Dov’è e che cos’è?
Qui le antiche colate laviche, ed anche alcune recenti, hanno modellato il paesaggio, lasciando dietro di se rocce magmatiche solidificate e molti crateri, piccoli e grandi.
La zona nei pressi del Visitor Centre non ci è piaciuta molto, eravamo quasi delusi. In pratica è presente un percorso di medie dimensioni, che attraverso una facile camminata porta i turisti più all’interno del parco. Si possono osservare da vicino le colate laviche solidificate, ma ci aspettavamo di più, non eravamo soddisfatti.
Per fortuna esiste una loop road, con varie fermate intermedie, che offre scorci molto interessanti. Occorre riprendere l’auto e fermarsi di volta in volta nei punti indicati.
The best viewpoint
Il più bello è senza dubbio Inferno Cone. Da solo vale il prezzo del biglietto, e da un senso all’intero parco. E’ un cono vulcanico, ormai spento, sul quale è possibile inerpicarsi.

La salita non è lunghissima, o almeno non sembra tale dal basso, ma è molto ripida ed è abbastanza faticoso arrivare in cima. Inoltre, il terreno è molto sdrucciolevole, in quanto formato da “ghiaia vulcanica”.

Ma arrivati sulla sommità la vista eccezionale ripaga di ogni sforzo. Il panorama è veramente sconfinato, si riesce a notare la curvatura terrestre all’orizzonte!

Se guardate in ogni direzione vedete immense praterie a perdita d’occhio. Verso est si erge solitario il monte Big Southern Butte, non a caso usato anticamente come punto di riferimento per orientarsi.

Ce ne siamo stati là ad ammirare l’infinito per un bel po’, il vento era forte e ci sferzava il volto, i lapilli ci entravano negli occhi e nelle scarpe, ma non ci importava, le sensazioni erano bellissime.
Stop elettrizzante
Il road trip poi continuò e come al solito non ci siamo lasciati mancare una sosta lunch in una cittadina tipica. Lungo la strada infatti ci siamo imbattuti in Arco, che è noto perché è stato il primo paese al mondo rifornito da energia elettrica interamente ricavata da fonti nucleari.

In pratica nei pressi sorgeva la prima centrale nucleare del mondo e gli americani non perdono occasione per celebrare la cosa. Ogni situazione è buona per fare affari. Sembra che sia accaduto anche un incidente piuttosto serio negli anni’60, ma questa cosa non è molto pubblicizzata, chissà perchè.
Ancora sulla strada
L’hamburgher era buono, ma non genuino come quello del giorno precedente, sicuramente un po’ più “radioattivo”! Dopodiché, abbiamo imboccato nuovamente la road US26, che in alcuni tratti era scenografica, con file interminabili di tralicci elettrici che correvano paralleli alla strada.

E’ una visione classica, presente nell’immaginario collettivo di ogni road trip, e ci ha accompagnato fino quasi all’arrivo a West Yellowstone.
Viaggio CONSIGLIATO!
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