In questo articolo vi voglio descrivere l’esperienza vissuta durante la visita al lago Tonle Sap, in Cambogia. Eravamo nella festosa cittadina di Siem Reap che ci era servita come base per ammirare i fantastici templi di Angkor.

Avendo ancora un giorno a disposizione, la nostra scelta cadde subito su questo enorme bacino idrico, situato nelle vicinanze. E’ famoso perché sulle sue rive sono presenti molti villaggi in cui le persone vivono ancora sulle palafitte.
Indicazioni
Per arrivarci occorre affidarsi ad un tour organizzato, basta chiedere in ogni hotel. Le strade in Cambogia non sono ad un livello di affidabilità tale da potersi avventurare da soli.
Al mattino, nemmeno tanto presto, un piccolo ma confortevole bus venne a prenderci in albergo. Era ovviamente pieno di turisti di ogni nazionalità. Il tragitto dura circa 40 minuti, più o meno a metà ci hanno fatto fare una sosta obbligata presso una cosiddetta “area di servizio”.
Era poco più di un gruppo di baracche, dove volendo però potevi mangiare un boccone e addirittura acquistare anche qualche souvenir. Caratteristiche le galline ed altri animali da cortile che scorrazzavano felici nei negozietti.
Imbarco
Dopodiché, giungemmo al “porto turistico”, in pratica un canale navigabile ricavato in uno dei fiumi che alimenta il lago Tonle Sap. Là una miriade di imbarcazioni fatiscenti intrecciavano i loro percorsi. La maggior parte era costituita da quelle adattate a trasportare i turisti in visita alla zona.

Purtroppo, i gas di scarico di queste barche (non certo Euro 6) tutte concentrate in un unico luogo rendevano l’aria quasi irrespirabile. Comunque, riuscimmo a salire tutti nella solita, non era scontato, ed iniziammo il viaggio.
Dapprima la velocità era abbastanza importante, e non era difficile prendere qualche spruzzo della torbida acqua del canale. La guida ci raccontò che in realtà di solito l’acqua è cristallina, ma in quel periodo le piogge erano state abbondanti. Per questo motivo, e nient’altro ci assicurò, ne era derivata una colorazione nocciola scuro del Tonle Sap, mah!
Il villaggio
Dopo qualche minuto, il battello rallentò perché eravamo giunti in prossimità del villaggio. Quello che si presentò davanti ai nostri occhi è quanto di più povero abbia mai visto in tutti i miei viaggi, simile per certi versi al villaggio sudafricano di cui vi ho parlato in questo post.
Decine e decine di case erano allineate lungo i canali del fiume. Si trattava però di case costruite su palafitte, perché spesso il livello dell’acqua sale di molti metri, anche improvvisamente.

Io pensavo che questo tipo di abitazione non esistesse ormai più, ne avevo sentito parlare a scuola quando ero piccolo. Invece, ancora oggi alcune persone vivono in queste condizioni.
Palafitte
Sono in pratica delle baracche di legno ed ogni altro materiale di fortuna, situate in cima a delle piattaforme, anche esse in legno. La distanza tra “le case” ed il livello del fiume che porta al Tonle Sap è a volte anche di 10 metri!

In alcuni punti erano presenti delle piccole isole, in tal caso sul terreno erano depositate cianfrusaglie varie, o recinti in cui vengono allevati polli o altri volatili. In caso di innalzamento del livello del fiume si può immaginare la loro fine.

Non era possibile, ovviamente, scendere “a terra” ma la situazione di povertà era ben visibile anche dalla barca. C’è da dire però che siamo riusciti a scorgere anche alcuni ripetitori che si innalzavano fra le capanne, quindi poveri si, ma con il cellulare!

Zona di pesca
Quindi il tragitto proseguì, attraverso un’area circondata da foreste rigogliose. Abbiamo potuto avvistare molti pescatori al lavoro. Alcuni utilizzavano vecchie reti, lanciandole a mano e recuperandole tuffandosi per intero nelle acque marroni del fiume.

Altri invece si occupavano della cura di gabbie di legno e bambù immerse nelle acque. Al loro interno allevavano pesci di ogni tipo, gamberi di fiume e persino coccodrilli!

Il lago
Ad un certo punto l’orizzonte si aprì davanti a noi e giungemmo finalmente al lago Tonle Sap. E’ grandissimo, è il bacino d’acqua dolce più esteso di tutto il sud-est asiatico, e svolge un ruolo fondamentale nel contenimento delle piene del fiume Mekong.
Infatti, il Tonle Sap sgorga proprio nel celebre fiume vietnamita. Quando è troppo pieno le sue acque anziché straripare, “tornano indietro” e si accumulano nel lago cambogiano, evitando quindi, almeno in parte, allagamenti alle popolazioni di tutto il delta del Mekong.
Ristorante vista lago
La nostra “lancia” arrivò poi a destinazione, cioè al ristorante. Infatti, la tappa finale del tour è costituita da decine di ristoranti galleggianti, ai quali attraccano le varie barche dei turisti.

Il “molo” è in pratica l’atrio del locale e permette l’accesso di una sola imbarcazione alla volta. Quelle che arrivano per seconde o terze, affiancano la prima ed i turisti devono passare da una lancia all’altra per poter scendere.
Avrei giurato di riuscire a vedere qualche avventore scivolare nel Tonle Sap, ma non accadde. Questi ristoranti galleggianti sono tutti molto al largo ed è possibile da là ammirare tutto il paesaggio.
Al piano al livello del lago c’è la sala vera e propria, con tavoli dove poter pranzare, bar, servizi e tutto il resto (anche una gabbia con coccodrilli vivi pronti da cucinare).
Tramonto
Nei due piani superiori sono collocate delle ampie terrazze, dalle quali il panorama di cui si gode è veramente bello. Si ha una visione su tutto il lago, che come detto è enorme ed i suoi limiti si perdono all’orizzonte, sembra quasi un mare interno.

Molti uccelli svolazzano nei dintorni sembra di essere all’interno di un’oasi naturalistica. I pescatori si danno da fare e con le loro piccole barchette fanno scorte abbondanti di pesce. Dice che sia molto buono, io ho i miei dubbi visto che il Tonle Sap non è poi così incontaminato.
Ma il vero spettacolo si ha al tramonto. Infatti, il luccichio delle onde mano a mano che il sole cala, passa dal giallo all’arancione fino ad un rosso sempre più intenso.

Tutti lo ammirano in religioso silenzio, sia dalle terrazze panoramiche, sia seduti in una comoda sdraio al piano inferiore, sorseggiando un drink cambogiano.
Terminato il rito del tramonto ci siamo arrampicati di nuovo sui potenti mezzi che ci avrebbero portati indietro. Ancora il sole non si era del tutto in merso nel lago, e siamo riusciti ad ammirare quindi un ultimo scorcio del Tonle Sap, e delle sue acque ormai dai riflessi rossastri.
Viaggio CONSIGLIATO!
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